Sul verdeggiante Beles, tra i villaggi di Ano Poroia e Neochori, un monastero bizantino, arroccato su un’enorme roccia sul ciglio di un burrone, nasconde segreti inconfessabili. L’ascetica figura di Agapio riserva una calda accoglienza a una giovane coppia di studenti, ma non rivela loro tutta la verità. Qual è il suo legame con Livas, il poeta dell’anima così venerato, e cosa nasconde con tanta cura nel suo eremo? Perché Procopio gli è ostile? E fino a che punto può spingersi l’odio di quest’ultimo per il monaco “suo fratello”? Chi è l’autore delle lettere rivelatrici che arrivano al monastero e smuovono le coscienze? Negli scacchi l’arrocco è l’unica mossa che consente al giocatore di muovere contemporaneamente due pedine. Sembra che lo sappiano bene tutti coloro che popolano questo romanzo, nel quale la fantasia, che aspira alla verità della vita, si confronta con la realtà, che insegue la complessità della finzione narrativa. La storia è simile al racconto di un sogno. Il simbolismo poetico e filosofico è l’iniziazione ai comuni misteri della vita e non l’occultamento dei suoi segreti.
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